La storia del Cabernet di Atina risale alla seconda metà del 1800: le origini del Cabernet e degli uvaggi francesi nella zona della Val di Comino sono dovute ad un agronomo lungimirante che li introdusse dalla Francia nell’800, Pasquale Visocchi.

Il territorio di Atina era compreso nella Provincia dell’Alta Terra di Lavoro, nel Regno Borbonico; la vicinanza con alcune miniere di limonite ed altri minerali nelle zone della val di Comino e la ricchezza di corsi d’acqua, ne fecero una zona ad alta industrializzazione metallurgica.

I Visocchi erano una famiglia nobile e benestante di Atina, ma di origini venete; i cinque figli maschi, dopo studi classici-umanistici, si trasferirono a Napoli per seguire corsi di studi universitari e Pasquale, fra i più brillanti dei cinque, si dedicò a studi di agronomia. All’età di 24 anni, alla morte prematura del padre, tornò ad Atina per occuparsi degli affari di famiglia e dei suoi terreni. Aveva uno spirito pionieristico e da ricercatore; così, applicando le conoscenze acquisite all’università e sperimentando nuove tecniche, riportò a nuova vita tutti i terreni, ormai inariditi dalle colture disordinate.

Durante il periodo universitario e dai continui viaggi che fece successivamente a Napoli, dove c’erano sempre i fratelli, nel 1845 aveva potuto conoscere il francese Pierre Peuche che gli consigliò e lo incoraggiò a costruire una cartiera ad Atina, con la quale riuscì a produrre carta di ottima qualità. I suoi contatti con la Francia erano, quindi, frequenti; ma la folgorazione vera ci fu nel 1867, in occasione della Esposizione Universale di Parigi, dove lui andò per acquistare macchinari nuovi per la cartiera: gli piacquero così tanto i vini bordolesi che impiantò varietà di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Pinot Noir e Blanc, Semeillon Gros, Semeillon Petit, Sauvignon e Russane.

Inoltre, studiò a fondo i trattati del Grandvionnet e del Guyot per l’allevamento moderno ed ottimale della vite, applicando, altresì, la tecnica del sovescio ed introducendo l’uso della solforazione.

Pasquale Visocchi (Atina, 17 maggio 1817 -Atina, 26 marzo 1908) fu agronomo, agricoltore, viticoltore e industriale cartario.
Nel 1940 l’Ingegner Guglielmo Visocchi ottenne il Decreto di riconoscimento del vino tipico.

Nel 1995 ha ripreso vigore la coltivazione della vite e, soprattutto, si è affermata l’esigenza di recuperare le vecchie zone particolarmente vocate alla viticoltura; fino ad allora solo pochi produttori si affacciavano timidamente sul mercato del vino con vini sfusi ed, a malapena, riuscivano a piazzare qualche botte nelle enoteche (“Vini e Oli”) di Roma.

Giovanni Palombo assunse il ruolo di capostipite e trascinatore di un piccolo drappello di viticoltori della valle del Comino, fino a raggiungere nel Maggio 1999 l’ambito risultato: il riconoscimento ministeriale dell’Atina DOC. Ha raggiunto prestigiosi traguardi in campo nazionale ed internazionale. Nel Lazio, e in particolare ad Atina, le uve francesi sono acclimatate da più di un secolo e il Cabernet è una scoperta straordinaria nelle più importanti manifestazioni vinicole italiane.

I comuni interessati dall’Atina Doc (riconoscimento del 1999) sono, oltre ad Atina, Alvito, Belmonte Castello, Casalattico, Casalvieri, Gallinaro, Picinisco, San Donato Val di Comino, Sant’Elia Fiumerapido, Settefrati, Vicalvi e Villa Latina.